Il ritratto
sembrava uscito dalla carta. Aveva una pienezza, una tridimensionalità che
sconvolgeva. Era il viso di una giovane donna , di una grazia talmente
singolare che coglieva impreparati.[…]
Rossa e nera,
come la passione.
Una nuova indagine per Teresa
Battaglia e la sua squadra, una morte antica… chi era quella povera donna il
cui sangue fu utilizzato come tempere per dare vita al quadro stesso?
Questo dipinto
è la Ninfa Dormiente di Alessio Andrian
Ottimo, se il quadro è di Alessio
Andrian, il caso è chiuso, di sicuro è stato lui l’assassino… ma se amate i
thriller, se avete letto già la Tuti sapete che l’ovvio non è mai la risposta
corretta in queste situazioni, come potrebbe aver ucciso lui la donna di cui ha
dipinto il volto con tanta grazia e maestria da farlo apparire come qualcosa di
reale e tangibile? Come si può accusare quell’uomo che da settant’anni e per
sua volontà, ormai vive come un
vegetale? Quell’uomo che non si è mai ripreso dal giorno in cui un taglialegna
e sua moglie lo trovarono in fin di vita, può davvero aver ucciso la donna che
amava (perché è questo che fuoriesce dal quadro, amore puro) e aver utilizzato
il suo sangue per completare l’opera?
Alessio Andrian non ha figli, non
ha una moglie, l’unico parente è il nipote Raffaello, lo stesso ragazzo che
dopo aver trovato il dipinto si era recato al museo per stimarlo, senza pensare
di dar vita ad un teatro di morte.
Ricerche, ricordi, prove portano
alla Val di Resia e ai suoi abitanti, persone poco loquaci che vivono ancora in
tribù, che seguono una gerarchia matriarcale, in cui i momenti sono scanditi
dalla natura e le malattie curate dalle sciamane.
Che strani i resiani, uomini che
nel ventesimo secolo vivono ancora secondo i dettami della natura… luoghi in
cui il tempo sembra essersi fermato.
Tempus valet, volat, velat.
Il tempo vale, fugge, cela.
Il tempo nasconde sempre qualcosa . Un segreto, un
ricordo, una promessa mai mantenuta, il dolore. Si stende sui pensieri e sui
sentimenti, languido li ricopre della bruma amabile dell’oblio, mentre li
divora senza nemmeno che il loro padrone se ne accorga.
Tra inconsapevolezze, selvaggi
gesti, distrazioni e nuove scoperte si snoda la storia di questo macabro
quadro, ancora una volta Teresa dovrà fare i conti non solo con assassini e
ossessioni, ma anche con l’incedere della sua malattia che la lacera, la logora
da dentro, un taccuino il suo unico appiglio, e se dovesse cadere nelle mani
sbagliate? A chi appartengono quegli occhi che sembrano scrutarle l’anima, chi
conosce il suo segreto?
Un libro in cui oltre a seguire
le vicissitudini della Battaglia conosciamo di più Marini, la sua storia, le
sue ombre, aspetti che donano un senso ad alcuni suoi atteggiamenti, Massimo,
la spalla di Teresa, quel figlio che non ha mai avuto.
Che dire, ancora una volta l’autrice ha colto nel segno!
Voglio lasciarvi con la frase finale del libro:
Madre d’ossa. Stai attenta.
Ma questa è un’altra storia…
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