10 febbraio 2022

Dodici rose a Settembre di Maurizio De Giovanni [Recensione]

«Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre». Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia. La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po’ buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall’ordine ufficiale. Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia. Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto. Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l’ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l’altro, uno sconosciuto invia. Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In “Dodici rose a Settembre” compaiono per la prima volta in un romanzo. Sono maschere farsesche sullo sfondo chiassoso di una città amara e stanca di tragedie. Un mondo di fatica del vivere che de Giovanni riesce a far immaginare, oltre all’intreccio delle storie, già solo con il linguaggio parlato dai vari personaggi di ogni strato sociale: ironico, idiomatico, paradossale, immaginoso.


Maurizio De Giovanni ci fa conoscere l'assistente sociale Gelsomina, Mina per tutti, Settembre già nei primi due racconti: Un giorno di Settembre a Natale e Un telegramma da Settembre, ma è solo in Dodici Rose a Settembre che l'autore decide di dar vita ad un romanzo nel quale parlare delle avventure di Mina.

Mina Settembre è divenuta anche una Fiction trasmessa su Rai 1 che ha riscosso grande successo ed è proprio incuriosita da quest'ultima che ho deciso di leggere il romanzo che stazionava da un bel po' nel mio Kindle.

Mina è una quarantenne dedita al suo lavoro di assistente sociale, con una vita matrimoniale alle spalle e nessuna intenzione di far entrare altri uomini nella sua vita, scelte non condivise dalla sua mamma, la quale invece pensa sia utile ribadire tutti i giorni a Mina quanto sia inutile il suo lavoro e la sua vita, per la figlia infatti vorrebbe ben altro, una vita ricca di serate, champagne e uomini che la corteggino e che la "mantengano", è per questa pantomina quotidiana che appena può Mina scappa a rifugiarsi nel suo studio ubicato nei Quartieri Spagnoli per dedicarsi anima e corpo alle persone che hanno davvero bisogno del suo aiuto ed è proprio durante una normalissima giornata lavorativa che Domenico Gambardella, suo collega nonchè affascinante ginecologo, la chiama nel suo ufficio, ad attenderla una bambina dal volto di chi ne ha passate tante, che denuncia un padre molesto e manesco verso la madre, Mina e Mimmo non possono tirarsi indietro di fronte a questo grido disperato, disposti a tutto pur di salvare Flor e sua madre si troveranno a vivere un'avventura per niente idilliaca.

Mentre Mina è impegnata in una causa sociale il Magistrato De Carolis, nonchè suo ex marito, è alle prese con un serial killer il quale segue un rito un po' bizzarro, prima di colpire le vittime consegna loro dodici rose rosse, una a distanza di un solo giorno dall'altra, per poi freddare le vittime con un solo, unico colpo di pistola alla nuca. Rose che verranno recapitate anche a Mina la quale penserà ad un gesto di scuse del De Carolis stesso...

Un romanzo che si legge tutto d'un fiato, ironico, scorrevole. De Giovanni è proprio una bella penna, di cui sono sicura, leggerò altro.





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