11 maggio 2016

Una specie di felicità di Francesco Carofiglio (Recensione)

Buon Mercoledì a tutti, come è andata questa nuova settimana? io devo dire che ho ripreso alla grande ed in due giorni ho divorato un nuovo romanzo, un romanzo apparso ieri nelle librerie e negli store on line, sto parlando dell'ultimo romanzo di Francesco Carofiglio, Una specie di felicità.

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La vita di Giulio d’Aprile cambia in una bella giornata di fine ottobre, mentre percorre il viale alberato che lo condurrà all’Istituto dove lavora come psicoterapeuta.
Varcata la soglia di quel luogo, in cui il tempo sembra essersi fermato, Giulio incontra l’uomo che molti anni prima era stato il suo maestro. La persona geniale, brillante, autorevole ha lasciato però il posto a un vecchio stanco. La memoria vacilla e gli occhi sembrano perdersi altrove. 
Da quel giorno il Professore sarà un suo paziente. Da quella mattina di ottobre avrà inizio un duello. I due uomini dovranno fare i conti con una verità dolorosa che entrambi  nascondono, in un progressivo e incalzante ribaltamento dei ruoli. 
La vita di Giulio entra ed esce da quella stanza, il matrimonio fallito, la perdita del padre, il senso di inadeguatezza nei confronti dei figli, il mondo perfetto di un passato confezionato in un’esistenza senza slanci. 
Fino a quando appare qualcuno e qualcosa accade. E inverte bruscamente la rotta, tra il buio e la luce. Come una crepa nel muro.

Come una specie di felicità.


Vi siete mai chiesti cosa accadrebbe se vi trovaste ad insegnare ad un vostro professore? se il proverbio "l'allievo supera il maestro" ha radici fondate sulla realtà degli accadimenti?

Bene, il nuovo romanzo di Carofiglio inizia più o meno così, incontriamo Giulio d'Aprile, psicoterapeuta di quarantuno anni che si dirige presso un'Istituto nel quale incontrerà colui che molti anni prima gli aveva dato le basi di quella strana materia che col tempo divenne la sua professione, il Professor Dario Moretti. Questi i principali personaggi del romanzo attorno ai quali però ruotano altre persone, persone incontrate per caso nella sala d'attesa del chiropratico, persone che fanno parte della sfera sentimentale di Giulio quali la moglie Laura dalla quale è separato, Simone e Roberta, i figli di Giulio, giovane curiosone l'uno, adolescente problematica l'altra... o ancora la dolce bambina che si insinua nelle lunghe e malinconiche giornate del Professore, chiuso nella sua stanza d'Istituto, ma andiamo per ordine.

E' fine Ottobre e Giulio si reca al suo nuovo lavoro, ha accettato di lavorare come psicoterapeuta ed incontrare con cadenza regolare quello che qualche anno prima era stato il suo Professore universitario, d'avanti a lui ritrova un anziano uomo sulla soglia dei settantacinque anni, solo la carcassa dell'uomo brillante che Giulio ricordava, ma in fondo era lì per lavorare, per cercare di comprendere la o le cause di quell'amnesia dissociativa che avevano portato il Professore Moretti a voler trascorrere, di sua spontanea volontà, i suoi ultimi anni all'interno di quella stanza spoglia e desolata. 

Le giornate, i mesi trascorrono, gli incontri continuano, ma Giulio si accorge ben presto che non è lui ad essere Dottore e Moretti Paziente, anzi i ruoli è come se si capovolgessero, si ritrova ad analizzare sè stesso nei dialoghi con il Professore, il quale non esita a dargli consigli e innerscare in lui nuovi dubbi. 

Ma chi è realmente Giulio d'Aprile? un uomo caparbio, un marito assillante, un padre moderno, un figlio attento? No, nulla di tutto questo, Giulio d'Aprile è un uomo la cui giornata è scandita da ansia e preoccupazioni continue, un marito che senza neppure accorgersene ha perso la donna della sua vita, un padre che non conosce i figli, con i quali non comunica, un figlio che ammonisce gli errori del padre e non sopporta il passare degli anni sulla madre... un uomo che si fa carico dei problemi dei propri pazienti ma che non riesce ad affrontare i propri fantasmi, rifilandone sempre di nuovi nell'armadio...

Differenti saranno le vicissitudini che faranno soffermare Giulio, che lo faranno riflettere su cosa ha sbagliato, sulle cause del fallimento come uomo, ma non è semplice cosa dare risposta a questi interrogativi, ed è qui che il suo vecchio Professore aprendo sè stesso riuscirà nel confronto... e Giulio si accorgerà che forse non è tutto perso, che forse c'è ancora una chance anche per lui.


Un libro che scava nell'anima e nella mente di tutti i lettori, che in un modo o nell'altro si troveranno a vestire i panni ora di Giulio, ora del Professore, o ancora della stessa "Chiara", nel loro perdersi e ritrovarsi, nel non sapere dove andare, nel non volersi fermare a capire, ma accettare il tempo che corre senza riflettere che quel tempo non tornerà mai più.

Un libro che scava nell'IO di ciascuno di noi... un libro che ci mostra l'altra parte di noi, quella che custodiamo nel sito più recondito del nostro essere... un libro che ci fa esaminare la nostra vita... un libro, una rivelazione per chi non ha mai intrapreso il vero viaggio della propria esistenza.
Complimenti all'autore. 

Dal libro...

"...so che quando passa un treno e capisci che quello è il tuo treno, forse l'ultimo, bisogna che tu ci salga."

"Alla fine ogni cosa è necessaria, per dare una forma alle cose. E' magari quando succede ti sembra che sia tutto sbagliato, che non ci sia un senso. Ma forse c'è."

La relazione con la propria immagine viene a cadere in un ambiente privo di relazioni.

Quando l'ansia ti mangia il cervello la vita ti sembra terribilmente complicata. [...] Tu stai male quando non riesci a godere di quello che hai. [...] La felicità è determinata dallo stato mentale, più che dagli eventi esterni.

"Dio è quell'infinito tutto, di cui l'uomo diviene consapevole d'essere una parte finita."
Tolstoj

"...Arriva un momento in cui bisogna staccarsi dalle cose, che hanno segnato le nostre giornate, la nostra vita, quelli che abbiamo pensato essere i nostri successi, persino i nostri dolori, a cui, come sa, ci si affeziona moltissimo. [...] cercare Dio e dare un nome agli errori, agli sbagli e al dolore, avrebbe sanato la colpa, attribuendone la responsabilità al corso delle cose, che Dio governa. E non l'uomo."

"Diceva pressappoco che tutte le volte che nella nostra vita siamo alle prese con il "drago" della paura, del dolore della morte possiamo decidere di immedesimarci con questo archetipo eroico e scegliere. La "vita" di fronte alla "non vita". Possiamo confidare in noi stessi nell'affrontare gli eventi, oppure fuggire con il pensiero, con il rifiuto."

"Non sei il migliore, non sei neanche il peggiore, sei uno che poteva fare cose e non le ha fatte, e adesso sta cercando, e lo farà tutta la vita, il responsabile del suo fallimento."

- Devi smetterla di difenderti da tutto. Più ti proteggi e più diventi rigido. - 

2 commenti:

  1. Splendida recensione, come sempre! Credo che lo leggerò...

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  2. Grazie Deborah, mi fa tanto piacere che apprezziate il lavoro che svolgo, spero di continuare a non deludervi e mi piacerebbe che almeno i lettori fissi foste più attivi, più "commentatori", fammi sapere cosa ne pensi! :*

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