8 gennaio 2024

Un buon posto in cui fermarsi di M. Bussola [Recensione]

A volte la vita ci colpisce fino ad abbatterci. E se invece di rialzarci, provassimo a guardare il mondo con gli occhi di chi è a terra? Forse proprio la resa può regalare un’inaspettata felicità. Dopo “Il rosmarino non capisce l’inverno”, il nuovo commovente romanzo di Matteo Bussola. In pochi hanno saputo raccontare la fragilità maschile senza stereotipi, senza pregiudizi, senza vergogna. Matteo Bussola sa farlo con schiettezza e umanità. In queste pagine lancinanti eppure piene di luce, un uomo trova il coraggio di disertare la propria esistenza e costruire un sogno. Un padre in neuropsichiatria con il figlio impara ad accogliere la ferita di chi ha messo al mondo. Un anziano marito, prendendosi cura della moglie malata di Alzheimer, si domanda che cosa rimanga di una relazione quando chi amiamo sparisce, anche se possiamo ancora toccarlo. Un hikikomori che si è innamorato online vorrebbe incontrare chi è diventato per lui così importante, ma la paura di uscire lo imprigiona. Un bambino ubbidiente scopre la bellezza inattesa di deludere le aspettative. Incrinati, piegati, sconfitti, capaci però di cercare un senso, di intravederlo lì dove mai avrebbero creduto, questi protagonisti trovano ognuno un modo personale, autentico, spudoratamente onesto, di rispondere alla domanda: «Che cosa fa di un uomo un uomo?»


Ed eccoci qui con la prima recensione dell'anno, del nuovo anno, quindi intanto buon anno passato e buona epifania, il mio anno è iniziato con una lettura di Bussola, un autore al quale mi sono avvicinata quasi per caso e del quale ho letto altre sue opere, ma oggi vi parlo di "Un buon posto in cui fermarsi".

Questa nuova storia, come le altre, è un insieme di racconti che si susseguono e, come in un cerchio perfetto, seppur ogni storia è a sè, tutto si concatena senza mai mischiarsi.

il libro mi ha incuriosito perchè mentre i precedenti parlavano di storie di donne prevalentemente, questa parla di uomini, ed inizia con una domanda che un padre pone al figlio Stefano:

"Che cosa fa di un uomo un uomo?"  

Stefano, trentaseienne, direttore di banca, una vita perfetta, una donna da amare e una figlia in arrivo, cosa si vuole di più!? Eppure basterà una chiamata di un vecchio compagno di classe, l'incontro con un uomo che ha perso un braccio in azienda, per iniziare a dubitare delle sue scelte, della sua vita, della sua felicità, che ad un tratto sembra effimera...

Questa la prima storia che Bussola ci propone, per poi farci conoscere il Sig. Arnaldo e la moglie Ada, con la quale condivide la sua vita da ben cinquantadue anni, una coppia che ha tanti ricordi da condividere ma che non può a causa dell'Alzheimer di cui Ada è affetta e a causa del quale ormai, troppo spesso, non riconosce il suo unico amore anzi addirittura a volte anche se Arnoldo è proprio accanto a lei, quest'ultima si rivolge a Solomon, pensando sia suo marito, e c'è ancora una storia di tradimento, di un bimbo affetto da emofilia, di due ragazzi, uno autolesiaonista, l'altro un Hikikomori....

Ancora una volta, non appena ho iniziato il libro, mi sono sentita vicina a ciascun personaggio, Bussola affronta come sempre tanti temi forti sui quali ci si trova a riflettere, dalla felicità al tradimento, dall'isolamento sociale all'autopunizione per sentire di nuovo un'emozione, un brivido, dall'emarginazione al riscatto... insomma ancora una volta Bussola ha centrato il Nord!

Ovviamente nel libro c'è la risposta al quesito iniziale, ma che senso avrebbe darvi la risposta senza leggere tutto ciò che ci sta nel mezzo? Quindi, cosa state aspettando, correte in libreria, biblioteca, negli store on line e non perdetevi questo nuovo libro.

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