L'AMBIZIONE LO NUTRE, LA COMPETIZIONE LO GUIDA, MA IL POTERE HA UN PREZZO
È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.
Si lisciò all'indietro i riccioli biondi mentre sussurrava beffardo alla sua immagine:
"Coriolanus Snow, futuro presidente di Panem, ti rendo omaggio".
Benvenuti ai decimi Hunger Games, quelli in cui per la prima volta appaiono i mentori ed un giovane Coriolanus Snow, abitante di Capitol City, sarà uno dei ventiquattro mentori che accompagneranno gli altrettanti tributi, donna e uomo, dei dodici distretti.
Era tutto stabilito nel Trattato del Tradimento che aveva posto fine ai Giorni Bui dell'insurrezione dei distretti, una delle tante punizioni a carico dei ribelli. Come in passato, i tributi si sarebbero uccisi l'un l'altro con le poche armi lasciate nell'arena di Capitol City, anfiteatro ormai fatiscente, usato prima della guerra per attività sportive ed eventi di intrattenimento.
L'estrazione dei nomi stava avendo luogo e a Coriolanus toccò come tributo una giovane ragazza del ditretto 12, come si poteva essere più sfortunati, eppure la ragazza si fa riconoscere fin da subito, lì, sul palco una giovane Covey, una nomade, capitata nel distretto 12, il distretto delle miniere, il distretto che nel futuro che conosciamo sarà quello della Ghiandaia imitatrice. Come attirar el'attenzione dei più? Semplice facendo quello che le riesce meglio, cantando, stesso comportamento che Lucy Gray Baird utilizzerà durante l'intervista condotta da un giovanissimo e stravagante Flickerman.
"Buonasera, sono Lucy Gray Baird, dei Baird che sono anche Covey. Ho cominciato a scrivere una canzone quando ero ancora nel Distretto 12, prima di sapere come sarebbe finita. Le parole sono mie, la musica è di un vecchio pezzo. Da noi la chiamano "ballata". E' una canzone che racconta una storia. E credo che questa sia la mia. La ballata di Lucy Gray Baird. Spero che vi piaccia."
Ma chi è Corio, cugino di Tigris, che vive con la nonna? dimenticate il Presidente Snow che tutti conosciamo e iniziate a vedere un giovane che, pur vivendo a Capitol City, vive di stenti, la guerra e i giorni bui hanno toccato anche la sua famiglia.
La sua vita era stata caratterizzata da un'eterna danza con la fame. Non i primissimi anni, quelli antecedenti alla guerra, ma ogni giorno da allora era stato una battaglia, una contrattazione, una strategia.
Un libro in cui iniziano a definirsi alcuni aspetti che troveremo negli Hunger Games di Peeta e Katniss, i mentori, questi ultimi che accompagnano i tributi, i droni che portano i doni ai tributi nell'arena... un libro in cui leggiamo qualcosa di sconosciuto, Tigris e Coriolanus sono cugini... Corio non condivide la teoria degli Hunger Games ma lotta con le unghie e con i denti affinchè il suo tributo possa farcela, Snow innamorato... quello stesso Snow che con lo sviluppo della storia inizia a mettere le basi sull'uomo che sarà, ma sempre con le sue (o forse no) rose.
"Tieni, tieni, ragazzo. Metti questa. Fresca fresca dal mio giardino pensile" ordinò. Coriolanus allungò la mano per prendere la rosa, ma in quello scambio tremolante una spina gli trafisse il palmo.
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