Pages

1 novembre 2019

Heimaey di Ian Manook [Review Tour]


E con oggi si chiude questo bellissimo Review Tour che ha come protagonista il nuovo thriller di Manook targato Fazi Editore, che ringrazio per la copia digitale e ringrazio Luisa che mi ha permesso di partecipare a questa nuova avventura.

Titolo: Heimaey
Autore: I. Manook
Pagine: 456
Prezzo: cartaceo 17€ - e - book 12,99 €
Data d'uscita: 10-10-19

Kornelíus, un poliziotto islandese possente come un troll, che canta musica folkloristica in un coro di donne, trova un cadavere in una solfatara, spellato dal ventre in giù. Mentre cerca una spiegazione per quel delitto associato a uno strano rituale, è anche alle prese con la mafia lituana, a cui deve dei soldi; per estinguere il suo debito, s’impegna a ritrovare due chili di cocaina rubati da un mozzo durante una transazione in mare. Negli stessi giorni, giunge in Islanda il giornalista Jacques Soulniz: quarant’anni dopo aver visitato l’isola con un gruppo di amici, vi fa ritorno con la figlia Rebecca, la sua ribelle Beckie, con la quale cerca di riallacciare un rapporto compromesso. Sin dalle prime tappe, però, il loro soggiorno prende una piega inaspettata: l’uomo è inseguito dalle ombre del suo passato e sembra avere un conto in sospeso con quelle terre misteriose, che hanno in serbo per lui un’implacabile vendetta. Le strade di Kornelíus e Soulniz si incroceranno in un gioco crudele orchestrato dal destino.
Dopo le steppe mongole della trilogia di Yeruldelgger, Ian Manook ci accompagna in Islanda, fra ghiacciai, vulcani, antiche leggende, scogliere impervie a picco sul mare: un paese di una bellezza abbagliante, modellato dalla collera millenaria dell’oceano. Un’Islanda arcana e luminosa, in cui dietro ai paesaggi immacolati si celano traffici illeciti di ogni sorta. Un thriller dal ritmo serrato, con personaggi indimenticabili e un’ambientazione unica: Ian Manook è tornato e non deluderà i suoi molti fan.


Dicono del libro:
«Un viaggio di iniziazione nelle terre islandesi. Dietro una scrittura straordinaria, ritroviamo con piacere il talento di Ian Manook nel mettere in scena la natura, la cultura e i riti ancestrali di un paese».
«Le Parisien»
«Un road trip islandese. Una storia di vendetta che si tinge di magia sullo sfondo di paesaggi spettacolari».
«Le Devoir»
«Ian Manook al suo meglio».
«Page des libraires»

Immaginate quattro storie distinte:

  1. Un poliziotto indebitato, con l'acqua alla gola che viene "ingaggiato" dagli strozzini per recuperare una partita di cocaina andata persa, va bene, usiamo i termini corretti, rubata... 
  2. Un padre e una figlia in viaggio per l'Islanda, luogo che il padre ha vissuto quaranta anni prima, quando vi andò come volontario per aiutare i residenti vittime di una tragedia, se pensiamo che l'Islanda è la terra dei geyser potete immaginare di quale tragedia sto parlando.
  3. Un mozzo morto, il cui corpo verrà ritrovato lungo le sponde di un'isola.
  4. Un tragico incidente: un ricco imprenditore si schianta sulla scogliera utilizzata come parcheggio per il suo bellissimo elicottero.
Quindi ricapitolando abbiamo un poliziotto, un padre in gita con la figlia adolescente, un mozzo e un ricco imprenditore, questo l'inizio che Manook ci regala, un inizio abbastanza particolare che non vi nego mi ha fatta perdere un po', fin quando queste quattro distinte storie non iniziano a convergere tutte verso un unico punto: il fulcro della storia, ma andiamo per ordine così da farvi comprendere la genialità dell'autore.

Inizio col dirvi che Heymaey esiste realmente, non è un luogo inventato, è l'isola più grande del distretto di Vestmannaeyjar ed è l'unica isola dell'arcipelago abitata, da soli quattromilacinquecento abitanti, ovviamente l'attività principale è la pesca, ed è proprio su una barca che si trova il giovane mozzo, in mare, di notte, al buio, di certo con queste premesse capite bene che l'uomo in questione non sarà andato a pescare, si trova in mare aperto per fare uno scambio, la protagonista? la cocaina rubata al più grande pusher presente sulla piazza islandese, scambio che però finirà con la morte brutale di questo giovane mozzo, ma non è l'unico cadavere ad essere rinvenuto, questa volta a portarlo alla luce sarà il getto caldo di un geyser... un altro uomo che però manca di qualcosa, la pelle che ricopre le gambe dalla vite in giù, uno strano rituale islandese chiamato Nábrókarstafur, e che prevede la realizzazione dei necropant, ovvero si sceglie un uomo possente, forte, che dà la sua approvazione al farsi spellare gli arti inferiori, pantaloni di pelle umana che il ricevente dovrà indossare per il resto della sua vita così da ricevere la forza del donatore che ovviamente è morto ed è consenziente a questa pratica.

Kornelius, poliziotto molto legato alla cultura della sua terra comprende quasi subito che al corpo è stata inflitta quella barbarie contro la sua volontà e riconosce nel volto del malcapitato un uomo che si allena nella stessa palestra in cui va lui, purtroppo però Kornelius non deve solamente pensare ai casi di omicidi avvenuti sull'isola ma, a causa dei "favori" chiesti alle persone sbagliate, deve anche pensare al conto che gli hanno parato, dovrà diventare un poliziotto corrotto, trovare i due chili di cocaina scomparsi e restituirli al "legittimo" proprietario. E' proprio una di quelle sere in cui pensa a tutti i suoi problemi d'avanti a qualcosa di alcolico che incontra Soulniz, un padre disperato per aver perso la propria figlia, ma la figlia non si è affatto persa, sta solo godendosi in modo diverso il viaggio, senza avvisare dei suoi spostamenti il padre, ma allora perchè Soulniz è così su di giri? Sarà forse a causa dei bigliettini contenenti minacce che ha trovato sul parabrezza della sua auto e che sembrano siano stati lasciati da qualcuno che lo conosce bene e che conosce tutte le tappe del viaggio precedendolo ad ognuna di questa?

Piano piano le tessere del puzzle si incastrano alla perfezione e la storia scorre tra le pagine e sotto l'occhio del lettore che incredulo, attonito, cerca di seguire tutta la vicenda ipotizzando chi ha rapito la figlia di Soulniz e soprattutto perchè si è accanito su di loro, con la sua maestria Manook riesce ancora una volta a creare un thriller mozzafiato e a invogliare il lettore, pagina dopo pagina, a vestire i panni del detective non lasciandogli scampo però di trovare chi muove i fili dell'intera storia, unica pecca a volte i capitoli sono troppo pieni di particolari.



Nessun commento:

Posta un commento